Copio&incollo.
"Diciamolo subito: Il Piccolo Principe e’ un libro denso e lieve, pesantemente sopravvalutato. E che ha fatto un universo di danni, seppur involontari. Quante donne hanno regalato il romanzo di Saint-Exupéry nella speranza che il di lui di turno capisse la morale dell’addomesticare, dell’unicità, dell’attenzione protettiva per l’amata? Che la frase “nessuna rosa è uguale alla mia rosa, voi siete belle ma siete vuote” fosse una rivelazione nel profondo per l’umanissimo maschio contemporaneo invitato a consumare tette e sederi, concentrato sul proprio narcisismo, edonismo ed egocentrismo. Quel piccolo pestifero principe con la sua rosa vezzosa ha anche fatto accucciare centinaia di donne nell’idea che, se lui ti ama, allora ti perdona tutto gli sbalzi d’umore, l’irascibilita’, l’eccesso di protagonismo, le richieste costanti di coccole. Peggio, facendo tabula rasa di qualsiasi anelito di indipendenza femminile o femminista che dir si voglia, ha riproposto il modello della donna bella e vulnerabile, in cerca del maschio protettivo un po’ beota perche’ conquistabile a suon di moine e ammiccamenti. Danni anche agli uomini, gia’ poco inclini al crescere: come il Piccolo Principe possono detestare la logica concreta del lavoro (burocrazia&C.), contrapponendo a tanta noia l’edulcorato candido mondo dei bambini, che come e’ noto candido non e’. se il libro ha venduto milioni di copie, significa che gli stereotipi, i ruoli, sono difficili da estirpare come i semi di baobab. E che Saint-Exupéry non ha colpa alcuna se non di ‘plagio’: la massima per cui il Piccolo Principe e’ oltremodo citato, “l’essenziale e’ invisibile agli occhi” era stata piu’ volte pronunciata, seppur sotto altra veste. Da Seneca a Socrate, da Buddha a Gesu’ Cristo."
Quale pericolo per l'educazione sentimentale di menti semirigide rappresentano i romanzi Harmony! Su tale base Biutifull diventa esempio e modello di vita, la De Filippi guida e icona dei processi di socializzazione. Il mondo diventa tutto pateticamente uguale: una cornice rosa che rinchiude una storia d'amore.
Una qualunque, purchè risponda alle regole Harmony-Defilippi: inizio tormentato happyend tra lacrime e abbracci.Nulla al di fuori. E a ben guardare nulla anche dentro. Nulla di interessante, di consistente, di senso. Nulla di reale, di poetico, di divertente.
Nulla.
In questo mondo (nel mondo semirigido dei malcapitati cresciuti a pane e Harmony) il Piccolo Principe può apparire solo così: lui (principe! ovviamente!) crede di voler dell'altro, che lei (la rosa, chi se no?) non gli basti piu. Scappa e incontra tanti uomini e molte donne (il Piccolo Principe nel roseto sarebbe una metafora di un uomo in crisi in un bordello?) ma nessuna è come la sua. Così torna da lei che lo aspetta a braccia aperte.
|| Titoli di coda || Pubblicità || De Filippi ||
Sia chiaro che questo meccanismo non è di per sè sbagliato.
Ognuno dà quel che ha. Nè di più nè di meno.
E allora facciamo così: i semirigidi si fermino qui. Per il loro bene, intendo. Che scoprendo la realtà non venga loro un colpo! Che scoprendo che si possono scrivere più di 10 righe senza parlare d'amore non gli sorga un dubbio! E sopratutto che il dubbio non incrini la loro semirigidità.
Perchè il Piccolo Principe (UDITE! UDITE!) non parla d'amore. E non parla d'animo maschile o femminile. O meglio parla di tutte queste cose e di molte altre ancora. Che però uno sguardo semirigido difficilmente riesce a leggere.
Per esempio parla di un bambino cresciuto troppo in fretta (il pilota, nonchè autore) che ritrova la propria infanzia, quando meno se lo aspetta, che la rivive (passa la fase delle domande, degli ideali, della negazione) e la supera come non è riuscito a fare quando da bambino doveva comportarsi da adulto.
E poi potrebbe parlare di come siamo noi. Tutti. Uomini e donne, adulti e bambini. Forse anche i semirigidi mentali. Sicuramente di come sono io.
Dei momenti malinconici che mi fanno piangere al tramonto.
Di cosa ha o non ha importanza nella mia vita.
Di un mondo di sogni e lacrime che resta misterioso.
Dei tempi, dei modi, dei volti dell'affetto.
Della necessità di dare una regola, un senso a quello che mi circonda.
Di come all'improvviso mi senta legata a qualcuno.
Di come succede che un luogo diventi casa.
Di come sia più facile fare domande che dare risposte.
Di come si possa morire di nostalgia per un luogo da cui un tempo ho creduto di voler scappare.
Per esempio.
NB.
# semi (in semirigidità, semirigido, etc.) e' ovviamente, volutamente, ironico.
# ok, ammettiamo pure che ci sia un chiaro riferimento all'identità di genere dei personaggi: si parla di piccolo principe e non di piccola principessa, si parla di rosa e non di tulipano. Ma la volpe? In questa visione allucinata e allucinante di che sesso è la volpe?
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